Intervista a Mariella Torre: il coraggio di cambiare! di Sara Rania (www.ephemerides.it)
Sono arrivata alla galleria L’Acanto in una sera ancora calda d’inizio ottobre. Dieci minuti di piacevole passeggiata in Città Studi, e un ricordo che si è ripresentato prepotente. Passavo spesso in Via Nöe con la bici, quando Milano era ancora così misteriosa, e ogni strada scoperta apriva una piccola rotta nell’Atlante della mia nuova vita. Stavolta però sono entrata e la padrona di casa non si è fatta attendere. Un sorriso enorme si stacca dallo schermo del pc per accogliermi. La nostra chiacchierata si è protratta per delle ore, potrete assaporarne le parole, ma l’atmosfera rilassata, quella la lascio alla vostra fervida immaginazione!
S: Mariella Torre è impegnata nel suo ultimo progetto, ma qual è la strada che lo ha fatto nascere, il percorso che ha portato alla fondazione dell’Associazione Culturale Galleria L’Acanto?
M: L’Associazione e quindi la Galleria sono nate perché io stessa dipingevo, ho esposto in molte mostre, anche al Museo della scienza e della tecnica. Uno dei miei soggetti preferiti sono le cave della Versilia, al quale ha dedicato la mia prima esposizione. Pensavo di destinare più tempo alla pittura, ma ho scelto di accogliere il talento degli altri seguendo chiunque varca questa soglia. Amo lo scambio e questo lavoro è una miniera di cose nuove. Ospito in casa mia, perché la Galleria la considero casa mia. Vorrei farne un luogo piacevole, confortevole, sul modello americano e anglosassone, dove si preferisce spogliare l’arte della sua aura e trasferirla in ambienti alternativi. Come amo spesso ripetere la Galleria L’Acanto “E’ come una casa accogliente, dove sostare per uno scambio d’idee, un giudizio, una critica, un ricordo di altri momenti in cui l’arte ci ha fermato un attimo, disorientandoci o incantandoci”.
S: Qual è lo spirito, il motore umano dell’iniziativa?
M: Il mio linguaggio, la mia guida è la voglia di scommettere sui giovani. Una forte idea di fondo. Non esporrò mai ciò che non mi piace, solo quello in cui credo, il frutto di una ricerca continua premiata da buoni successi. Tutto ciò rafforza nelle mie scelte, confortandomi. Il mio istinto che a volte mi porta ad agire d’impulso, è ben ripagato. In fondo una delle mie frasi preferite è “Quante cose possono nascere da un incontro inatteso con un quadro, un artista, un pensiero diverso dal nostro!”
S: E’ evidente che hai una sensibilità particolare per gli emergenti, ma come scegli i tuoi artisti?
M: Uno degli ultimi è proprio un giovanissimo “passato per caso”, ha detto “questa galleria mi piace, ha l’aria familiare”. Mi ha colpito il suo modo grezzo di interpretare la tela, lo considero primitivo, un Basquiat di casa nostra. Tanti quadretti dedicati alle sfide e allo sport, che sono piaciuti moltissimo, e di conseguenza terminati all’istante. Ogni mese espongo un artista diverso, ma vorrei accorciare i tempi.
S: Anche la zona che hai scelto è una scommessa vinta. Alle ultime edizioni del Fuorisalone Lambrate - Città Studi si è presenta sempre di più come quartiere d’artisti, di gallerie, di fermento. Le ragioni di tale predilezione.
M: Ci ho sempre abitato e quando ho aperto il negozio mi hanno dato della pazza, invece adesso questa zona sta rifiorendo, ho precorso i tempi e ne sono davvero felice.
S: L’Ingegner Torre, semplicemente tuo padre. Un uomo interessante spinto da due grandi passioni: Rose e matematica.
M: Ero molto legata al mio papà, lui mi ha insegnato l’ironia, la necessità del rimettersi in discussione e in moto, soprattutto dopo grandi crisi. Due doti che mi hanno sempre guidato insieme alla virtù della costanza, che ho appreso da lui. Avevamo un’affinità innata, mi da tanta emozione ripensare al nostro legame, alle occasioni ufficiali nelle quali lo accompagnavo spesso, a causa della malattia di mia madre, alla sua passione per la Scala e per le rose, come la varietà Marella dedicata a Marella Agnelli, che lui aveva ribattezzato Mariella come me. Era un uomo molto riservato ma con me esprimeva tutto il suo lato giocoso, si sa che le figlie sono sempre le predilette dei rispettivi papà. Dopo un grave incidente d’auto, nel quale ho riportato venticinque fratture, che mi avrebbero costretto a letto per lungo tempo, ha escogitato un modo davvero tenero per risollevarmi il morale. Improvvisamente è arrivato nella mia camera con tutto il necessario per dipingere, ricordo ancora quando mi osservava di nascosto per controllare il procedere del lavoro, i suoi incoraggiamenti e le bonarie prese in giro. Si doleva tantissimo della mia negazione per la matematica. Diceva sempre, “bisogna dirti che in questo problema devi trovare la stuzzica, l’astuzia che ti incuriosisca e ti affascini”. Per lui la matematica era un bellissimo gioco, riusciva a vedervi l’infinito. Ha sofferto molto di gelosia quando mi sono sposata con il grande amore della mia vita. Ricordo ancora che il giorno della fatidica presentazione, nella nostra villa di Stresa, aveva il Corriere della sera al contrario. Sono spaccati personalissimi che ricostruiscono l’uomo. A volte penso che la stessa Galleria, forse inconsciamente, sia nata per rendere omaggio a mio padre.
S: L’Ingegner Torre, è per tutti l’inventore della Lambretta. Un tributo doveroso a un grande uomo, al suo capolavoro che ha messo le ali ai sogni degli Italiani.
M: Per lui la Lambretta è stata un po’ un gioco, veniva da ben altri progetti pioneristici con l’aeronautica (a quarantacinque anni era già generale) come l’invenzione della scatola nera, con un meccanismo automatico di registrazione non più gestito dai piloti. Mio padre ha sempre pensato agli aerei, alla velocità. Quando è stato chiamato da Innocenti, c’era bisogno di qualcuno che progettasse con materiali leggeri e resistenti, così nel 1962 è nata la Lambretta. In occasione dell’intervista con i giornalisti della trasmissione su “Andavamo a 100 all’ora” (talk show interamente dedicato alle moto d'epoca insieme a grandi collezionisti e piloti che hanno scritto la storia, in onda su MotoTv, canale 237 di Sky) ho incontrato tanti lambrettisti, con le loro fedeli due ruote, che non riuscivano a credere alle mie parole, a riconoscere mio padre nei miei racconti. In effetti non è che a casa si parlasse molto della Lambretta, lui si chiudeva nel suo studio con i suoi calcoli complicatissimi, le montagne di carte e tutte quelle cose che ci diceva sempre di non toccare, perché ripeteva “so io dove cercare!”. In questi momenti in cui mi trovo al centro di tante persone che lo considerano un mito, realizzo davvero di aver vissuto accanto ad un uomo eccezionale.
S: La tua prossima mostra sarà nel nome del padre. Quali sono le tue ragioni e come si articolerà l’evento.
M: Mi guida una grande voglia di riscoprire una parte di me attraverso un grande uomo, ma anche un pensiero un po’ triste, un desiderio impellente, qualcosa che gli devo prima di andarmene. Ho ottenuto il patrocinio del Comune di Milano, e la partecipazione del Consiglio di Zona 3, proprio perché la Lambretta rappresenta un pezzo di storia della città, soprattutto del quartiere di cui porta il nome. Sono felice di ripercorrere un percorso così emozionante e anche la data dell’inaugurazione non è stata scelta a caso. Sarà un vero viaggio in sella attraverso poster, fotografie tratte dal libro “Lambretta, due ruote di felicità” di Vittorio Tessera, sul museo della Lambretta, (dal quale è stata tratta l’immagine dell’invito allegata all’articolo) Lambrette, libri e oggetti d’epoca. Un’immersione assicurata dalle proiezioni del filmato di Roberta Torre, regista affermata e membro della nostra famiglia, anticipazione del film sulla figura dell'ingegnere e della fabbrica Innocenti (“Rose e matematica” attualmente in fase di sceneggiatura e fund raising) delle immagini di Totò e di alcune famose pubblicità anni ‘50 e ‘60, accompagnate dalla canzone di Gaber “La ballata del Cerutti”. Un’occasione da non perdere per osservare le originali reinterpretazioni della Lambretta firmate dagli artisti ospitati in galleria.
Una Galleria piccola ed emozionante, uno spazio familiare, un vero salotto. Quanto di più vicino all’immagine cara di casa. Un luogo da appuntare in agenda e da visitare con calma, assaporandone il dolce calore. La padrona di casa: Mariella Torre è elegantissima. Alta, slanciata, morbida e sicura nei movimenti. La sua voce è un fiume in piena, di quelli che lambiscono gli argini senza mai superarli. Un padre celebre, un’invenzione storica che ha dato nuovo sprint all’Italia che voleva sognare nel dopoguerra. Dopo anni di intenso lavoro in diversi campi ha deciso di dedicarsi alla sua vera passione: l’arte e ha trasformato il suo bel negozio in Galleria. Non ho creduto all’età che mi ha detto candidamente di avere, e non la ripeterò, i suoi occhi tradivano troppo entusiasmo.
Sara Rania